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Racconto la travesta e il rumeno 3

La travesta e il rumeno Terza parte ( continua)

Aprì gli occhi pochi minuti prima che la sveglia suonasse, nonostante avesse davvero dormito ben poco. La mente tornò alla notte appena trascorsa. Dopo l'inculata sul divano, Adriano aveva proposto di trasferirsi in camera da letto dove, dopo essersi disteso, aveva preteso da LUI di essere leccato ovunque. Lui aveva cominciato da ciò che fin dall'inizio della serata lo aveva attratto: i piedi. Aveva cominciato ad annusarli, leccarli, baciarli, e poi tutti insalivati se li era messi in bocca facendo scorrere la lingua tra un dito e l'altro. Adriano aveva molto apprezzato il trattamento, tanto che via, via che la lingua risaliva sul suo corpo alla scoperta di nuove parti, egli ogni tanto spingeva la testa di Lui di nuovo verso il basso, verso i suoi piedi. La lingua non si risparmiò, ed alla fine il corpo di Adriano aveva conosciuto la sua saliva in ogni più recondito angolo, dalle pieghe dell'inguine alle ascelle, dal buco del culo alle mani, oltre naturalmente al cazzo, che sempre in tiro, reclamò alla fine la sua parte. Adriano si alzò, pose le gambe di Marco sulle sue spalle, e puntando la cappella verso il suo buco, entrò di nuovo in lui senza preparazione, ma anche senza incontrare grande resistenza. La precedente inculata aveva dilatato il buco di Lui che ricevette di nuovo il cazzo dell'amico. L'inculata stavolta durò più a lungo e cominciò a sentire bruciore e dolore. Chiese ad Adriano di smettere, ma questi con una spinta di reni spinse, se possibile, ancora più in profondità il suo cazzo, per poi farlo scorrere nel percorso inverso fino a far uscire completamente la cappella che immediatamente dopo conficcò di nuovo dentro. Ripetè il trattamento più volte, costringendo lui a tentare di divincolarsi, ma la presa era forte e non ammetteva questa possibilità. Lui si irrigidì offrendo resistenza. Fu a questo punto che un ceffone lo colpì in pieno viso. Rimase interdetto. Il bruciore era intenso e per un attimo gli fece passare in secondo piano il dolore al culo. Furono le parole di Adriano a farlo tornare alla realtà.
-Stai fermo, troia, e fammi godere. Sono io che comando qui, non lo hai ancora capito? Sono io che decido come deve essere trattata una come te! Tu devi solo ubbidire e basta!
Tutto diventò quasi irreale. Adriano lo trattava come carne a disposizione del suo esclusivo piacere imprimendo i ritmi e le posizioni. A Lui/Lei non rimase che cercare di rilassarsi per evitare che il dolore prendesse il sopravvento nella sua mente. Quell'atmosfera di violenza, le mani di Adriano che gli bloccavano le gambe come una morsa, le parole che risuonavano nella sua testa, tutto contribuiva, nonostante tutto, a fargli provare un piacere nuovo.
Le palle di Adriano andarono a colpire le sue chiappe con rinnovato vigore, e quando ormai la sua resistenza era alla fine, il cazzo fu estratto e con mossa repentina gli fu posto davanti al viso.
-Apri la bocca, troia, ed ingoia tutto il mio succo.
Lui/Lei ubbidì com un automa. Aprì la bocca ed accolse lo sperma di Adriano con getti che gli si conficcarono in gola.
-Bevi puttana! E pulisci tutto.
Le mani di Adriano lo tenevano per la nuca e gli impedivano qualsiasi movimento. La sua lingua scorse lungo l'asta ripulendola completamente, e solo quando cominciò ad ammosciarsi Adriano gliela tolse dalla bocca, facendo scorrere la cappella su tutto il suo viso.
Una potente sculacciata lo riportò alla realtà.
-Brava puttana. E' così che mi piaci. Ubbidiente. Tu dovrai sempre fare quello che io ti chiederò, ed io non ti farò mai mancare il mio cazzo. Ti piace, vero, il mio cazzo? Ti piace il cazzo del tuo padrone!
Adriano conficcò il suo sguardo negli occhi di Lui/Lei, in attesa di una risposta Lui/Lei mosse appena la testa in un gesto di assenso.
Adriano gli dette uno scossone.
-Rispondi!
-Sì, mi piace il tuo cazzo...
-E poi?
-Io sono una puttana, e farò sempre quello che mi chiederai. E tu mi darai il tuo cazzo, padrone.
La situazione era irreale. Come se qualcun altro avesse pronunciato quelle parole. Era spossato, inerme, abbandonato. Non aveva nemmeno pensato a godere: troppo concentrato su tutto ciò che Adriano faceva del suo corpo. Prima che il torpore che lo stava avvolgendo prendesse il sopravvnto tentò di alzarsi per andare in bagno a pulirsi, ma Adriano gielo impedì dicendogli che doveva dormire così: con la sua sborra in culo ed in bocca, così si sarebbe abituato alla sborra del suo padrone.
Girò lo sguardo alla sua sinistra: Adriano dormiva al suo fianco. Il largo petto si alzava regolarmente. Il riposo del guerriero, si trovò a pensare. Sorrise, ma poi il contingente lo prese immediatamente. Era già tardi, doveva fare in fretta. Con Adriano come doveva comportarsi? Svegliarlo e metterlo fuori di casa? Ritrovò i vestiti nel salotto. Rapidamente andò in bagno mentre la sua mente percorreva vari itinerari. Alla fine scrisse due righe su un biglietto che lasciò sul tavolo di cucina. Gli chiedeva di lasciargli di nuovo il numero di cellulare, che avrebbe trovato in frigo il necessario per fare colazione, e di chiudersi la porta alle spalle quando se ne sarebbe andato. Tutto ciò non era nel suo stile. La sua innata riservatezza mai gli aveva permesso un comportamento simile. Lasciare uno sconosciuto in casa. Inaudito. Viveva da solo ormai da 2 anni e si era creato una sorta di codice di autoregolamentazione che finora non aveva mai disatteso. Finora. Ma quello che era accaduto negli ultimi tre giorni, finora, non gli era mai accaduto. testa sulle spalle, idee chiare e spirito pratico. Avventure occasionali senza molta voglia di legarsi a qualcuno in una relazione che poteva limitarlo nella sua libertà. Forse qualcuno giusto non era mai capitato. Forse nemmeno lui sapeva ancora bene cosa voleva. Pur con mille dubbi, però, doveva riconoscre che quanto gli stava accadendo non gli dispiaceva. Adriano era un ottimo amante, magari a volte un pò rude, ma anche questo non gli dispiaceva. Una ventata di novità nella sua vita. Le sue regole da infrangere. Un pò di sana trasgressione, insomma. E poi, la situazione era sotto controllo, e questo gli dava un senso di tranquillità. Il fatto di poter riprendere in mano le redini della sua esistenza in qualsiasi momento, gli dava sicurezza.
La giornata fu cadenzata da squilli di telefono che a partire dalle 10 cominciò a fare a casa sua ogni volta che gli impegni di lavoro glielo consentivano, senza ottenere risposta. Passò la giornata distratto dai suoi pensieri. Aveva addosso l'odore del suo amante e questo gli impedì di avere la mente libera. Anzi, tutto ciò contribuiva a farlo tornare ai momenti trascorsi insieme. In balìa di questa altalena, quando tornò a casa aveva davanti agli occhi una successione di eventi. Adriano se n'era andato, gli aveva lasciato il suo numero, e lui lo avrebbe chiamato per poi fissare un appuntamento per uno dei prossimi giorni...
Capì che le cose erano andate diversamente quando, aprendo la porta, si trovò di fronte, seduti sul divano, intenti a guardare la tv, Adriano e Vlad. Il primo indossava una sua felpa, il secondo aveva addosso il suo accappatoio. Vari particolari colpirono la sua mente in successione. Ma non ci fu tempo per elaborare.
-La puttana è tornata.
Questo fu il saluto che Adriano gli rivolse. Un moto di insofferenza si impadronì di Lui/Lei. Perchè doveva apostrofarlo così davanti ad una terza persona? Quello che era successo poche ore prima era qualcosa che riguardava solo loro due, quello che avevano fatto, e che si erano detti, non aveva niente a che vedere con l'esterno. Per evitare discussioni, abbozzò un sorriso ed un ciao appena mormorato, ed andò in cucina per lasciare la busta della spesa. Le tazze della colazione facevano compagnia nell'acquaio ad un paio di pentole, piatti e posate. Notò uno sportello aperto. I suoi occhi percepivano il disordine cui non era abituato, e questo non fece che aumentare il senso di ribellione. Stava aprendo il frigo quando da dietro sentì la voce di Adriano che lo investiva:
-Il mio amico è venuto a trovarci.
Con due falcate lo aveva raggiunto, e, afferatolo, lo costrinse a girarsi e guardarlo in faccia.
-Ti sembra questo il modo di accoglierlo? Adesso vieni di là e lo saluti come si deve. Non voglio che pensi che in questa casa non lo vogliamo.
Una stretta più forte al braccio, lo convinse, e tenuto da Adriano, tornò in salotto.
-Chiedi scusa. Dì che ti dispiace di non averlo salutato come merita. Digli che in questa casa può venire quando vuole...
-Scusa, sono stanco per il lavoro. Mi fa piacere vederti ed in questa casa puoi venire quando vuoi...
-Digli che sei la mia puttana e che ubbidisci sempre ai miei ordini.
Marco lo guardò umiliato, ma una stretta più forte al suo braccio gli fece ripetere la frase.
-Adesso inginocchiati davanti a Vlad e digli che non succederà più.
Lui/lei era reticente, ma Adriano lo afferrò ancora più saldamene e lo costrinse ad inginocchiarsi.
-Visto, che ti dicevo? E' la mia puttana e fa tutto quello che gli ordino. Vuoi vedere? Troia, prendi in bocca l'uccello del mio amico e fagli una pompa!
Lui/Lei, sempre in ginocchio, si avvicinò a Vlad, scostò l'accappatoio, e prese in bocca il suo cazzo già abbastanza duro. Cominciò facendo scorrere la lingua lungo l'asta per arrivare alla cappella e dopo averla titillata se la fece scendere fino in gola. Il cazzo ebbe un guizzo e Lui/Lei ne ricordò le dimensioni. Un cazzo di circonferenza notevole che le sue labbra faticavano a contenere. Cominciò a spompinarlo ed i sospiri di Vlad gli fecero capire che il ragazzo apprezzava. Sotto gli occhi attenti di Adriano, continuò a pompare quel cazzo che ad ogni momento sembrava lievitargli dentro la bocca. Vlad cominciò a muovere il bacino, ed afferrato Lui/Lei per le orecchie, impresse lui il ritmo. Marco faticava a respirare ed ogni volta che la cappella si spingeva nella gola avvertiva un senso di soffocamento. Era uno strumento in quelle mani. La sua bocca un buco per dare piacere. Si sentiva usato, eppure il suo cazzo gli scoppiava nei calzoni. Quando ormai le sue mascelle non riuscivano più a sostenere quel ritmo, senti nella bocca il cazzo inturgidirsi ed il primo schizzo andare a finire direttamente nel suo stomaco. Vlad continuò ad eiaculare nella sua bocca costringendolo a bere tutto, poi lo estrasse, e se lo fece ripulire.
Lui/Lei era in trance. Fu la voce di Adriano a riscuoterlo.
-Brava. E' così che ti devi comportare con i miei amici. E soprattutto ricorda che il padrone sono io e che devi fare sempre quello che ti ordino.
Poi rivolto a Vlad, aggiunse:
-Te lo avevo detto che è come una puttana. Ha bisogno di qualcuno che gli dica cosa fare e lui ubbidisce. La sua voglia di cazzo gli fa perdere la testa, ma con me ha trovato chi non glielo farà mancare mai. Ogni tanto bisogna ricordargli chi comanda, vero troia? Alzati, e fai vedere al mio amico come sono fatte le puttane come te.
Lui/Lei lo guardò in modo interrogativo.
-Spogliati e fatti vedere.
Così dicendo anche Adriano si mise a sedere aspettando che Lui/Lei eseguisse i suoi ordini. Ormai la situazione non gli permetteva di rifiutare. Lentamente, cominciando dalle scarpe si tolse un indumento alla volta evitando di guardare i due negli occhi per la vergogna che provava. Il suo cazzo, quando tolse gli slip, svettò verso l'alto denunciando tutto il piacere che nonostante tutto stava provando. Due paia di occhi lo guardavano con libidine e questo gli causava un piacere sottile. Adriano gli ordinò di avvicinarsi e di voltarsi. Gli afferrò le chiappe e le allargò mettendo in mostra il suo buco. Vlad, come se le parole fossero già state dette, si insalivò un dito e lo puntò verso il buco che sotto la pressione si dischiuse e ne consentì il passaggio per intero. Il dito fu estratto e subito dopo ne furono introdotti due, e poi in successione tre, che Vlad cominciò a far ruotare. Lui/Lei, vuoi anche per le prove sostenute la sera avanti, provò una piccola fitta che non ebbe il coraggio di manifestare: non voleva incorrere in una incazzatura da parte di Adriano, per cui, stringendo i denti, lasciò che quelle dita gli frugassero dentro, entrando ed uscendo come a volere simulare una scopata.
-Visto? Che ti avevo detto? Ieri l'ho ben allagato ed ora il suo culo può ricevere anche un cazzo come il tuo o più grosso ancora.
Con un mugugno di approvazione, Vlad sottolineò le parole dell'amico.
-Ma non ora, adesso la troia va di là e ci prepara la cena. Ho fame e questa puttana mi prosciuga tutte le energie. Ma dopo mangiato le energie torneranno e allora....
Con una sculacciata, Lui/Lei fu esortato ad andare in cucina. Stava per raccogliere i vestiti quando Adriano gli fece notare che era inutile rivestirsi, visto che tanto, di lì a poco, avrebbe dovuto toglierseli di nuovo e le disse che da oggi in poi il suo nome sarebbe stato Sandra.
Sandra capi al volo e ubbidì.

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