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Racconto fantasia

La travesta e il rumeno Prima Parte
(Racconto di fantasia)

Le tre. Non che fosse tardi, anzi, a volte era rimasto in un locale ancora più a lungo, ma quella sera in effetti non aveva voglia di perdere altro tempo a guardare le solite facce che con il passare dei minuti si facevano sempre più insistenti nel cercare sul viso di chiunque un segnale che facesse capire loro che ci stavi. E poi c'era quel cavolo di vicolo da attraversare che non gli andava proprio giù di percorrere da solo. Alla faccia della privacy! Doveva ancora capire perchè certi locali finivano il più delle volte per essere ubicati in posti così fuori mano. Ormai era stufo di stare ancora lì, e visto che comunque non conosceva nessuno che sarebbe potuto uscire con lui e fare un pezzo di strada insieme, si decise ad uscire. L'aria fresca lo colpì in pieno viso mentre gli occhi stentavano ad abituarsi all'oscurità quasi completa che c'era intorno. Si incamminò mentre la fievole luce blu dell'insegna si perdeva alle sue spalle. Perso in qualche pensiero non si accorse subito che nel punto più buio del vicolo c'erano due paia d'occhi che lo guardavano. Lui se ne rese conto solo quando si trovò davanti qualcuno che gli chiedeva una sigaretta. Un sussulto, una strizzata d'occhi per capire chi aveva di fronte, e mentre il suo cervello metteva a fuoco una serie di particolari, si rese conto che il tizio non era solo. Un leggero scroscio proveniente dalla parte del muro gli fece realizzare che c'era un'altra persona, che stava pisciando. Maledisse il buio, il vicolo e con un leggero groppo alla gola tirò fuori il pacchetto delle sigarette per offrirne una a chi gliel'aveva chiesta. Il pacchetto gli fu tolto di mano e contemporaneamente gli fu chiesto del fuoco. Lui prese l'accendino e tenendolo fermo con entrambe le mani protese la fiamma verso il viso di chi aveva di fronte. La fiamma illuminò dei tratti mascolini ed uno sguardo intenso che lo scrutava. In quel momento arrivò il secondo mentre finiva di chiudere la patta dei pantaloni, reclamando dall'amico una sigaretta anche per sè. Dopo avere dato un'occhiata sprezzante alla marca, anche questo ne prese una e chiese di accendergliela. Anche qui la fiamma illuminò i tratti di un viso piuttosto virile e due occhi di un celeste scuro che sorridevano in modo vagamente crudele.
-Che ci fai qui a quest'ora?
-Sto tornando a casa.
Con aria beffarda gli fu fatto notare che lì, in quel vicolo c'era solo un motivo per passarci: il locale da cui era appena uscito. Lui fece per allontanarsi evitando di dare ulteriori spiegazioni ed al diavolo anche il pacchetto di sigarette rimasto in mano ad uno dei due, quando il tizio dagli occhi celesti, gli pose una mano sulla spalla.
-Ma a casa ci vai da solo o meglio da sola? Non hai trovato compagnia?
Dare spiegazioni diventava sempre più difficile, ed oltre tutto la voglia di scappare da lì stava prendendo il sopravvento. Eppure in fondo qualcosa lo tratteneva, e non era solo la mano del tizio che intanto lo aveva preso per un braccio e lo stava tirando verso la parte più buia del vicolo, quella da cui pochi minuti prima era emerso. Lui stava resistendo alla pressione ma aveva già fatto due passi in direzione del buio totale, e questo dette più vigore alla pressione di chi lo stava tirando verso la sua direzione.
-Vuoi vedere due cazzi come non hai mai visto? sono certo che a una troietta come te farà piacere?
E senza aspettare risposta si sentì afferrare una mano che fu portata a contatto con un cazzo già fuori dai pantaloni. Mentre le sue dita percepivano le dimensioni di un cazzo scappellato e già in tiro, una mano gli spingeva la testa verso il basso. Il piacere di quel contatto e la voglia mista alla sensazione di leggera violenza che si era venuta a creare, fecero sì che lui si accovacciasse davanti a quel cazzo e cominciasse con leggeri colpi di lingua ad assaporarne il gusto, ma non ci fu tempo per i preliminari: un colpo violento del bacino gli fece ingoiare tutto d'un colpo quella mazza di dimensioni senz'altro notevoli che raggiunse il suo massimo all'interno della sua bocca. Mentre in quella posizione sentiva il cazzo dello sconosciuto entrare ed uscire dalla sua bocca, il cazzo dell'altro gli si avvicinò alle labbra. Ora aveva due cazzi a disposizione e non si fece pregare a prendere in bocca anche il secondo.
-Uhmm che bocca da troia che hai visto che avevo ragione sei proprio una troietta femminella. Ti piace il cazzo vero? Dai, assaggiali tutti e due e poi dicci quello che preferisci.
E così dicendo, i due cazzi si alternavano nella sua bocca facendogliene percepire le differenze nelle dimensioni e nel sapore. Uno ben dritto, con una cappella proporzionata ai 20 centimetri dell'asta con un sapore iniziale di piscio, che gli fece capire a chi appartenesse, l'altro, leggermente ricurvo verso l'alto, ma di circonferenza ben maggiore del precedente, tanto da fargli pensare che un cazzo del genere poteva fare male davvero. Ma i pensieri volavano. Non c'era tempo per le riflessioni. Le esigenze di chi voleva scoparlo in bocca venivano prima di ogni altra considerazione. Il primo a venire fu quello dal cazzo ricurvo. Estrasse l'uccello mentre il primo schizzo di sborra eruttava ed andava a piantarsi sulla sua faccia seguito immediatamente da un altro e da un altro ancora. Mentre la sborra lentamente colava sul suo viso, il secondo cazzo gli entrò in bocca reclamando la sua parte di piacere. La pompa fu più lenta e meno violenta della prima. Le mani lo tenevano per la nuca e lui ormai in ginocchio sentiva le sue ginocchia inumidite da liquidi sconosciuti che attraverso la trama dei pantaloni si spandevano ovunque. Il pensiero l'ebbe, ma fu un attimo. Troppo assorto a seguire il ritmo di quella pompa che sembrava non dovesse finire mai. Le mani lo tenevano fermo mentre il bacino ritmicamente si avvicinava e si allontanava dal suo viso. Poi improvvisamente sentì il cazzo vibrare nella sua bocca e mentre cercava di allontanarsi il primo schizzo gli si piantò in fondo alla gola, seguito dal secondo e poi dal terzo. Sborra, tanta sborra, che non potè che inghiottire in un atto di sottomissione.
-Bevi tutta la sborra, troia. Dai che ti piace. Bevila tutta.
La voce era autoritaria e soddisfatta.
Ripulì il cazzo dalle ultime gocce. I pensieri riaffioravano nella sua mente. Da quanto erano lì? Possibile che nessuno fosse passato nel frattempo? Il cazzo ormai si stava ammosciando nella sua bocca e le ultime gocce di liquido gli dettero il senso del rimpianto: tutto era finito. Il suo cazzo scoppiava dentro i pantaloni. Si rialzò. Si toccò i pantaloni che gli si erano appiccicati addosso. Si sentiva spossato. Cercò di darsi un'aggiustata ai vestiti e fece un lungo respiro sperando che il cuore smettesse di battere come un tamburo. Le voci di qualcuno che usciva dal locale, gli fecero fare dei passi per allontanarsi da quel luogo. I due si misero ai suoi fianchi. La luce presto si fece più intensa e sotto il riflesso giallognolo di un lampione si fermò a guardare i due sconosciuti. Entrambi denunciavano le loro origini. Li guardò in modo quasi interrogativo. Quello dagli occhi celesti si presentò come Adriano, l'altro disse di chiamarsi Vlad. Si strinsero la mano.
-Ti sono piaciuti i nostri cazzi? Vero troietta femminella
Chiese, o forse affermò Adriano.
-Ti è piaciuto bere la mia sborra, vero? La tua bocca è come quella di una troia.Sono sicuro che potreai essere una buona donna puttana E noi di cazzo te ne possiamo dare ancora, quanta ne vorrai. La nostra e quella dei nostri amici. Dove abiti?
lui percepì un vago senso di pericolo. I suoi sensi ora erano tornati vigili e presenti. Chi erano questi due? Dove potevano condurlo? Ebbe paura. Cercò di glissare. Adriano che sembrava il più sveglio dei due, sembrò capire.
-Ok..
Disse.
-Ti dò il mio numero di cellulare. Quando avrai voglia della mia sborra basterà che mi chiami. Mi piacerebbe vederti vestita per bene come una puttana.
Come un automa, ma anche sollevato per la piega che la cosa aveva preso, lui memorizzò il numero. Arrivò il momento dei saluti. Ci fu una nuova stretta di mano e quella di Adriano fu più intensa. I suoi occhi si piantarono in quelli di lui.
Ciascuno per la sua strada, lui, con la certezza che quanto era avvenuto, non avrebbe avuto un seguito. Giunto a casa, si spogliò completamente e prima di mettere i pantaloni a bagno, dette loro una lunga annusata: l'odore del piscio di Adriano era ben presente. L'idea di trasformarsi in una femmina puttana vestita di tutto punto lingerie, gonna scarpe con tacco trucco parrucca lo fecero eccitare ancora di più e con quell'odore nelle narici, il sapore acre della sborra in bocca, e la testa piena di pensieri, si stese sul letto, completamente nudo, e si abbandonò ad una sega.


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